lunedì 11 settembre 2017

1°LEZIONE - "Che cos'è l'arte"


Per rispondere alla domanda "Che cos'è l'arte?", dobbiamo partire col chiederci se essa:


  • E’ qualcosa che ha lo scopo di creare bellezza?
  • E’ qualcosa che esplora la natura della percezione umana?
  • E’ qualcosa che si fa per il proprio piacere?
  • E’ qualcosa che genera forti emozioni?
  • E’ lo studio delle abilità creative delle persone?
  • E’ il processo messo in atto con le abilità creative?
  • E’ il prodotto ottenuto attraverso le abilità creative?
  • E’ l’esperienza vissuta dal pubblico delle abilità creative altrui?
  • E’ una disciplina?
  • E’ un oggetto?
  • E’ un’attività?
  • E’ espressione di noi stessi?
  • E' un’esperienza?
  • E’ un modo di pensare?

Ciascuno di noi potrà trovarsi in accordo o in disaccordo con una o più delle domande poste sopra.  L'arte, infatti, può essere contemporaneamente tutte queste cose e nessuna di queste.  Ciò dipende dal fatto che  il termine “arte” è costantemente oggetto di discussione in quanto il suo significato è cambiato, cambia e cambierà nel corso dei vari secoli, in base alle opinioni delle persone, vissute nelle varie epoche storiche e in differenti aree geografiche, e che di volta in volta le hanno attribuito diverse funzioni.


Consideriamo allora qualche esempio di opera d'arte, differente per significato e funzione, scelto tra varie epoche storiche...

 
SOPRA:  Arte Preistorica (35.000 a.C.) – significato sconosciuto / ipotesi di scopo ritualistico e simbolico.

 
SOPRA: Arte Greca (1.000 a.C.) – significato: interesse per la rappresentazione della figura umana / scopo: dimostrazione  dell’esistenza di armonia, equilibrio e ritmo in natura.

 
SOPRA:  Arte Medievale (1.200 d.C.) – significato: interesse per la rappresentazione di scene bibliche e soprannaturali / scopo: educazione del genere umano alla morale religiosa con conseguente riconoscimento collettivo delle regole dettate dalla Chiesa.


 
SOPRA:  Arte Rinascimentale (1.500 d.C.) – significato: interesse per la rappresentazione prospettica tridimensionale / scopo: dimostrazione scientifica del mondo e della realtà.

 
SOPRA:  Arte Romantica (1.800 d.C.) – significato: interesse per la rappresentazione di imponenti fenomeni naturali / scopo: dimostrazione dell’impossibilità della scienza di spiegare da sola tutto quello di cui è fatta la realtà.

 
SOPRA:  Avanguardie  (1.900 d.C.) – significato: interesse per la rappresentazione di fatti politici e sociali / scopo: promozione di rivoluzione e cambiamento.


 
SOPRA:  Postmoderno (2.000 d.C.) – significato: interesse per le forme d’intrattenimento e per la produzione industriale di prodotti  / scopo: denuncia del consumismo e sensibilizzazione del pubblico.


Si può riassumere tutto quanto sopra espresso stabilendo, in conclusione, che l'arte è tutto ciò che abbia la sola funzione di trasmettere o comunicare un'idea! 

Per stabilire quale idea si trovi all'origine di un'opera d'arte, dobbiamo sempre porci una semplice domanda: "PERCHÉ l'artista l'ha realizzata?". Per rispondere a questa domanda possiamo ricorrere alla scheda tecnica che, generalmente, accompagna l'opera. In essa sono, infatti, contenuti una serie di dati che possono tornarci molto utili: il nome dell'artista che ha creato l'opera, il titolo dell'opera, la tecnica con cui l'opera è stata conseguita, l'anno in cui l'opera è stata realizzata, le dimensioni dell'opera, il luogo in cui l'opera è conservata.





Con i pochi, ma essenziali dati contenuti in questa scheda tecnica possiamo ora rintracciare altre importanti informazioni su questo quadro:
  • l’artista è straniero (ha un nome norvegese: egli è nato infatti a sud-est della Norvegia!).
  • il titolo ci suggerisce che il protagonista del dipinto stia provando delle sensazioni di forte angoscia e di grande paura (egli è solo e si tiene il viso tra le mani, mentre urla, con gli occhi sgranati!).
  • la tecnica impiegata per dipingere il dipinto è complessa (nello specifico si tratta in questo caso di  olio, tempera e pastello su cartone; i colori sono innaturali, caldi nella zona corrispondente al cielo e freddi nella zona sottostante; le linee di cui è fatto il dipinto sono fortemente ondulate, come a formare dei vortici sia in cielo che lungo il fiume che scorre sotto il ponte su cui si trova il protagonista, e ciò aumenta il senso di angoscia e paura!).
  • la data in cui viene realizzato il dipinto coincide con il periodo in cui l’artista combatte contro i suoi  problemi di salute (egli aveva infatti cominciato a soffrire di attacchi di panico, originati dalla morte dei genitori e della sorella Sofia e dal disagio di vivere in un paese freddo, con rare giornate di sole!).
  • le dimensioni del dipinto ci suggeriscono che è piuttosto piccolo (riflettendoci possiamo capire che l’angoscia e la paura  sono sensazioni che si avvertono nel profondo di noi stessi, sono quindi un fatto privato/intimo e un piccolo dipinto comunica meglio il senso di raccoglimento!).
  • il luogo in cui è conservato il dipinto è il paese d’origine dell’artista (la città di Oslo infatti è la capitale della Norvegia!).



Ecco che, se ora proviamo a porci la domanda: “PERCHÉ  Edvard Munch ha realizzato “L’urlo”?”, possiamo più facilmente rispondere, dicendo che probabilmente egli si sentiva spaventato e angosciato come il protagonista del dipinto che ha voluto rappresentare, o come può essere capitato a noi o ad un nostro amico o parente, e attraverso la pittura è riuscito a tirare fuori queste sensazioni che lo turbavano...



Ora verifichiamo la nostra risposta, leggendo una pagina del diario dell’artista Edvard Munch...

« Sì, qui in ospedale, in Danimarca, adesso sto benino. Penso che presto potrò tornare a casa, e ricominciare pian pianino i miei giretti lungo il corridoio, tra la pendola e il letto, tra la poltrona e la veranda. Forse potrò riprendere anche a dipingere: senza fretta, senza ansia, una pennellata dopo l'altra. Sì, le ultime crisi sono state proprio brutte. Mi pareva di soffocare, il mondo mi girava intorno, quasi non riuscivo a stare in piedi: però ora va meglio, riesco a calmarmi, a guardarmi indietro, a ricordare, qualche volta a rivivere quelle emozioni... Siete mai stati in Norvegia? Lo sapete cosa vuol dire stare sul margine estremo, al Nord dell'Europa? Oh, certo, magari qualcuno di voi è venuto in vacanza, nella bella stagione, nelle lunghissime sere di giugno. Lo so benissimo, ci sono addirittura delle navi da crociera, piene di luci, con tanto di cabine di lusso, che percorrono i fiordi e approdano al porto della mia città, Oslo. Giorni magnifici, non discuto: i turisti sono entusiasti, guardano i fiordi, il sole di mezzanotte, il verde scintillante che scende fino al mare. Ma bisogna coglierli al volo: passano in fretta. Poi, le nuvole, la pioggia, il freddo, l'orizzonte che si fa grigio, la solitudine. Per me, cala l'angoscia. Ho il terrore di rimanere solo. Voi che venite in Norvegia d'estate dite che qui si sta bene, ma io da bambino, a soli cinque anni, ho visto morire mia madre di tubercolosi, poi mia sorella Sofia, quindi, improvvisamente, anche mio padre. Io stesso ho sempre avuto una salute fragile (lo ammetto: col tempo, la vodka e l'acquavite non mi hanno aiutato!), stretto da un'educazione puritana e moralista e le notti del grande Nord, gelido e inospitale. La pittura mi ha aiutato a guardare dentro me stesso, a trasmettere sentimenti ed emozioni [...]. Ho letto i testi dei filosofi della Scandinavia e ho sentito parlare delle teorie sulla psiche umana sviluppate dal dottor Freud, a Vienna.    Io avverto un profondo senso di malessere, che non saprei descrivere a parole, ma che invece so benissimo dipingere.   [...] Mi ricordo benissimo, era l'estate del 1893. Una serata piacevole, con il bel tempo, insieme a due amici all'ora del tramonto. [...] Cosa mai avrebbe potuto succedere? Il sole stava calando sul fiordo, le nuvole erano color rosso sangue. Improvvisamente, ho sentito un urlo che attraversava la natura. Un grido forte, terribile, acuto, che mi è entrato in testa, come una frustata. D'improvviso l'atmosfera serena si è fatta angosciante, simile a una stretta soffocante: tutti i colori del cielo mi sono sembrati stravolti, irreali, violentissimi. [...] Anch'io mi sono messo a gridare, tappandomi le orecchie, e mi sono sentito un pupazzo, fatto solo di occhi e di bocca, senza corpo, senza peso, senza volontà, se non quella di urlare, urlare, urlare... Ma nessuno mi stava ascoltando: ho capito che dovevo gridare attraverso la pittura, e allora ho dipinto le nuvole come se fossero cariche di sangue, ho fatto urlare i colori. Non mi riconoscete, ma quell'uomo sono io. [...] L'intera scena sembra irreale, ma vorrei farvi capire come ho vissuto quei momenti. [...] Attraverso, l'arte cerco di vedere chiaro nella mia relazione con il mondo, e se possibile aiutare anche chi osserva le mie opere a capirle, a guardarsi dentro. »






In conclusione, possiamo affermare che le opere di Edvard Munch (per lo stile utilizzato, le idee comunicate, ed in quanto realizzate tra il 1885 e il 1944) appartengono ad un tipo particolare di arte, diffusa a cavallo tra la fine del secolo Ottocento e l’inizio del secolo Novecento, chiamata Espressionismo.  Il significato dell’ Arte Espressionista risiede nello interesse per la rappresentazione degli stati d’animo dell’individuo (Espressionismo = espressione di sé) e la sua funzione è stata quella di mettere in luce il mondo interiore dell’essere umano indagandone l’inconscio, al pari della psicoanalisi in campo medico.