Una delle esperienze
ricorrenti nella vita di uno studente è la visita al museo. Perché la “gita al
museo” è così importante nella formazione di un giovane? Perché il museo ha un
ruolo centrale nella società ed è considerato uno strumento educativo? Ma, soprattutto,
che cos'è un museo? Con questa lezione, proveremo a rispondere a tutte queste
domande! Una premessa però è doverosa: non dobbiamo mai dimenticare che
visitare adeguatamente una collezione d’arte, presente in un museo o in una mostra,
richiede una certa preparazione preliminare e/o l’ausilio di una guida nonché
concentrazione, silenzio ed attenzione durante la visita.
IL MUSEO
Etimologia
del termine:
Il termine
"museo" deriva dal greco antico “mouseion” o “museion”. Per i greci il
“museion” era un luogo sacro alle Muse (figlie di Zeus e protettrici delle arti
e delle scienze) e a Mnemosine (dea della memoria). Sin dall'antichità il museo
ha quindi rappresentato un luogo dove gli eruditi (cioè i sapienti, i
dotti) si incontravano e discutevano.
Che
cos’è?
Il museo è un’istituzione
permanente, pubblica o privata, senza scopo di lucro (cioè guadagno
materiale, vantaggio economico), al servizio della società e del suo sviluppo,
aperta al pubblico, che raccoglie al suo interno oggetti relativi ad uno o più
settori della cultura (tra cui in particolare, per tradizione, l'arte), della
scienza e della tecnica. Si tratta prevalentemente di un edificio in cui sono
conservate, studiate ed esposte le testimonianze materiali della cultura
prodotte dalle varie civiltà: quadri, sculture, ma anche altri manufatti come
vasellame, strumenti scientifici, oggetti d’uso quotidiano. Il museo tutela
questi oggetti di interesse storico e culturale per trasmetterli alle
generazioni future. Li rende accessibili al pubblico, cioè fa in modo che le
persone li possano osservare per scoprirne i significati, conoscerne i luoghi
di provenienza e le ragioni per cui furono realizzati. La visita al museo
permette un contatto diretto con le opere originali, con dipinti, oggetti e
reperti di cui ogni giorno vediamo le riproduzioni in televisione o sui giornali
e può contribuire a far nascere un sentimento di appartenenza verso il
territorio in cui si vive o da cui si proviene. A differenza delle mostre, che
espongono gli oggetti per un periodo temporaneo, il museo ha un carattere permanente:
le raccolte che compongono il suo patrimonio sono conservate in via
continuativa in un luogo stabile, sempre accessibile al pubblico.
Cosa fa e come lo fa?
Il museo offre un servizio
culturale alla comunità e ciò significa che tutte le sue attività sono
organizzate per garantire lo svolgimento di alcune funzioni. Le funzioni più
importanti che il museo svolge sono: la conservazione fisica degli oggetti che
il museo contiene, prevenendo o curando – attraverso gli interventi di restauro
– i danni che i materiali hanno subito nel corso del tempo; lo studio di questi
oggetti, al fine di ricostruirne la storia e i significati; la diffusione delle
conoscenze, attraverso cataloghi, relazioni, conferenze ed esposizioni,
affinché il pubblico possa osservare, capire e ammirare tali oggetti. Le
funzioni del museo sono integrate da molte altre attività, come, per esempio,
l’acquisizione di nuovi materiali per l’ampliamento delle collezioni, la documentazione
e registrazione delle opere tramite la catalogazione (descrizione fisica
dell’oggetto e della sua storia) e la promozione di diverse iniziative.
A partire dagli ultimi
decenni del secolo scorso uno degli obiettivi principali del museo è il
coinvolgimento del pubblico, con la consapevolezza che esso è costituito da
persone diverse: adulti, ragazzi e bambini, che possono provenire da vari paesi
e avere differenti livelli di istruzione. Lo slogan dei musei è oggi racchiuso dall'espressione inglese “Edutainment”, ottenuta dalla commistione delle parole
“education” (educazione, istruzione) e “entertainment”
(intrattenimento, diletto). Perché la visita sia utile, il museo deve saper
trasmettere a ognuno le informazioni necessarie per comprendere con facilità
sia il senso degli oggetti riuniti nelle sale sia i contenuti delle singole
opere. Un aspetto importante del museo contemporaneo riguarda, dunque,
l’organizzazione della comunicazione museale, cioè l’insieme delle attività che
hanno come scopo quello di istruire visitatori differenti, in modo piacevole e
divertente. Alcune attività che fanno parte della comunicazione museale sono: l’allestimento,
cioè il modo in cui gli oggetti sono esposti al pubblico; le didascalie e i
pannelli, con le informazioni scritte che permettono di identificare e capire
gli oggetti esibiti; le visite guidate e i servizi didattici, una serie di
attività teoriche e pratiche con cui si approfondiscono alcuni argomenti
relativi alle collezioni. Se le mostre, le conferenze, gli spettacoli e le
visite guidate caratterizzano da tempo l’offerta culturale del museo, oggi, al
suo interno, si trovano anche librerie, caffetterie e ristoranti che rendono il
museo un luogo di svago e d’incontro.
Nascita
ed evoluzione
Nel Quattrocento il
termine “museo” è stato ripreso dagli studiosi dell’epoca per indicare i luoghi
dove i principi collezionavano e conservavano quadri e antichità. Le
collezioni, o raccolte principesche, erano costituite da tanti oggetti
differenti, che variavano a seconda dell’interesse e della cultura dei
proprietari: statue, frammenti antichi, opere d’arte dei maggiori artisti
dell’epoca, protetti e incoraggiati dai principi-mecenati, e ancora naturalia e
mirabilia, cioè opere della natura e dell’uomo, rare e stupefacenti, come le
pietre preziose, i minerali, gli animali esotici e i pezzi di oreficeria. Il
possesso della collezione aveva una finalità politica ed economica: garantiva
ai principi, ai cortigiani e agli uomini di Chiesa un ampio prestigio presso i
propri contemporanei e costituiva un prezioso tesoro al quale attingere in caso
di necessità. Tra il 1536 e il 1543 Paolo Giovio, medico, ecclesiastico e
umanista, collocava in un palazzo presso il Lago di Como la sua raccolta di
ritratti celebri e di altri oggetti, indicando questo edificio con il nome di
museo, in onore delle Muse protettrici e ispiratrici delle arti: è il primo
esempio di museo!
Tra il 17° e il 18° secolo
gentiluomini e studiosi compivano spesso lunghi viaggi (denominati Grand Tour)
per approfondire le loro conoscenze, soprattutto attraverso la visita alle
collezioni più ricche e celebri. In quegli anni, in Europa, si diffonde la
consapevolezza dell’importanza di queste collezioni per il progresso delle arti
e delle scienze e sorge il desiderio di renderle accessibili a un numero di
visitatori sempre più vasto. Alcune raccolte si aprono così a un pubblico
selezionato, composto da nobili ed eruditi: è questo il caso del British Museum,
inaugurato a Londra nel 1753. È quindi nel Settecento che i musei cominciano a
raggiungere un pubblico sempre più vasto. Nel 1737, la principessa Anna Maria
Ludovica de’ Medici dona al popolo fiorentino la collezione d’arte degli Uffizi.
Questa donazione costituisce il nucleo originario della celebre raccolta della
Galleria degli Uffizi che qualche anno dopo, infatti, sarà aperto al pubblico. Ancora
in Italia, per iniziativa di vari pontefici (Clemente IV, Pio VI e Pio VII)
sono inaugurati a Roma i Musei Capitolini e il Museo Pio Clementino.
Interno del British Museum di Londra |
Il museo moderno, però,
sorge negli anni della Rivoluzione francese (1789-1799), quando i rivoluzionari
affermano che tutti gli uomini, senza distinzione di classe, hanno diritto di
ammirare i capolavori d’arte prodotti nel corso dei secoli. Le collezioni del
re, della nobiltà e della Chiesa sono dichiarate proprietà dello Stato e del
popolo e messe a disposizione del pubblico perché osservandole possa istruirsi.
Quello che ora è il Museo del Louvre viene aperto a Parigi nel 1793 con il
compito di conservare e diffondere la conoscenza del patrimonio artistico, di promuovere
l’educazione culturale e civile dei cittadini, come avevano suggerito gli studiosi
nel corso del Settecento. È l’atto di nascita del museo moderno, finalmente
aperto a tutti.
Nell'Ottocento nazioni
potenti come la Germania e gli Stati Uniti seguono l’esempio della Francia e
dell’Inghilterra: si impadroniscono di reperti archeologici e artistici che si
trovano in ogni parte del mondo e costruiscono musei pubblici nei loro paesi. In
breve tempo, il museo diventa sia il simbolo della potenza di una nazione sia
l’orgoglio dei cittadini che vi scoprono le bellezze culturali prodotte in
patria o in altri paesi. Il museo è anche il luogo dove si possono ammirare le
pitture, le sculture e gli oggetti di ogni tipo che provengono dalle colonie,
cioè dai territori non europei conquistati con la forza dalle nazioni più
potenti. In Italia, la chiusura di molti conventi voluta da Napoleone ne
dissemina le opere d’arte e determina, anche in questo caso, la fondazione di
musei pubblici: hanno questa origine napoleonica la Pinacoteca di Brera di
Milano, la Pinacoteca di Bologna e le Gallerie dell’Accademia di Venezia. Successivamente,
nel 1866 una legge emanata dal Regno d’Italia impone la chiusura delle
congregazioni religiose. Per ospitare il patrimonio artistico e librario di
molti conventi soppressi, in numerosi centri sono fondati i musei civici.
Questi musei, di proprietà comunale, conservano per lo più raccolte d’arte e
altri materiali di interesse storico e scientifico, particolarmente legati alla
cultura delle località in cui si trovano, che risultano utilissimi per
conoscere quel determinato territorio.
Fino alla Seconda guerra
mondiale, nella fantasia dei cittadini, il museo è il tempio in cui si
conservano i capolavori dei più grandi artisti del proprio paese, una
testimonianza concreta della propria storia, che per la popolazione diventa il simbolo
dell’identità collettiva e dell’orgoglio nazionale e nazionalistico. All'indomani della Seconda guerra mondiale intere città si ritrovano con danni devastanti al
loro prezioso patrimonio culturale e ai loro musei: è il caso di Dresda, ricco
centro storico e artistico della Germania, quasi raso al suolo dai bombardamenti.
In questo scenario apocalittico, il ruolo del museo è ripensato: da sostegno
dell’identità collettiva che celebra la gloria della nazione, il museo diventa
il centro di conservazione della memoria storica e culturale della popolazione.
I musei sono ricostruiti, spesso riadattando edifici storici e monumentali e
tenendo conto dell’ambiente e del territorio che li ospita: il museo, la città
e il territorio, infatti, conservano le tracce e sono il risultato di una
storia comune che deve essere conosciuta e fatta rivivere. Il pubblico, in tal
modo, visitando il museo scopre il territorio circostante, le sue tradizioni e
la sua cultura.
Museo Guggenheim di New York - esterno/interno |
Museo Guggenheim di Bilbao |
Negli ultimi decenni del
20° secolo il rinnovamento della città è stato spesso accompagnato dalla costruzione
o dalla ristrutturazione di un museo. Grandi e famosi architetti vengono
incaricati di progettare nuovi musei, che diventano così edifici spettacolari,
tanto da essere ammirati al pari delle collezioni che contengono. Fra gli anni
Quaranta e Cinquanta, Frank L. Wright realizza il Museo Guggenheim di New York,
famoso per la forma a spirale, mentre negli anni Settanta Renzo Piano e Richard
Rogers costruiscono il Museo nazionale d’arte moderna di Parigi, conosciuto
come Centre Pompidou, con le strutture di acciaio a vista che ricordano gli
antichi complessi industriali dell’Ottocento, e più di recente Frank O. Gehry
progetta l’avveniristico Museo Guggenheim di Bilbao. Anche edifici già
esistenti sono rinnovati e trasformati in musei: è il caso del Museo d’Orsay di
Parigi, ricavato da una vecchia stazione ferroviaria, dell’antica centrale
elettrica di Londra, riconvertita in Tate Modern, e della centrale elettrica
Montemartini di Roma, ristrutturata per ospitare statue e frammenti
dell’antichità classica. Per far fronte all'ampio flusso di visitatori e alle
nuove esigenze del pubblico di massa, alcuni vecchi musei subiscono interventi
di ammodernamento, caratterizzati, a volte, da soluzioni rivoluzionarie: ne è
un esempio la Piramide del Louvre, il nuovo e monumentale ingresso al museo storico,
realizzata nel 1984 da I. M. Pei.
Museo Centre Pompidou di Parigi |